

Gomorra torna alle origini e su Napoli splende il sole
Sul set della serie in onda a gennaio su Sky
(dell'inviata Elisabetta Stefanelli) Scena 528 due, il set è invaso dalle pecore, tra carcasse di macchine, pareti scrostate, prati e casupole basse nella luce accecante di Napoli, o meglio di San Giovanni a Teduccio, persino l'odore che regna sul set è quello della campagna di una volta, che riaccende tra chi ha qualche anno la madeleine di un mondo scomparso. Poi a cavallo di un Ciao rumoroso, arrivano loro, adolescenti smaglianti: con le maglia stretta e colorata Pietro e Imma con la sua giacca elegante di velluto ruggine da ricca borghese in quel mondo polveroso ma pieno di sorrisi in cui si muovono i protagonisti di Gomorra- Le Origini, e quando finalmente la presenta al gruppetto dei suoi amici, con l'asino sullo sfondo che raglia, il più piccolo le da la mano raggiante: ''Incantato signorina io sono Ficariello. Alla fine ce l'hai fatta! A me me pare una leonessa''. Insomma dimenticate tutto quello che avete visto in Gomorra- La Serie, anche se l'avete amata, la crudezza, i colori tenebrosi, un mondo uguale ma distante, qui è tutto diverso, solare. Gomorra - Le Origini è una serie Sky Original prodotta da Sky Studios e Cattleya, e arriverà in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW a gennaio 2026 ma non finirà qui perchè già sono in fase di scrittura la seconda e la terza. Insomma tutto parte dagli inizi di Don Pietro Savastano, come hanno raccontato durante una visita sul set a Napoli, Nils Hartmann, vicepresidente esecutivo Sky Studios per l'Italia, Riccardo Tozzi, fondatore e Ceo di Cattleya, Marco D'Amore, regista, e Maddalena Ravagli che ha creato la serie con Leonardo Fasoli e Roberto Saviano. Le sceneggiature sono di Fasoli, Ravagli e Marco D'Amore. La regia è di Marco D'Amore (episodi 1-4) e Francesco Ghiaccio (episodi 5-6). Spiega Hartmann - mentre stiamo tutti seduti in uno scenario decisamente vintage, tra altarini e divani di velluto, vestiti favolosi quanto il parco macchine d'epoca e motorini e autoambulanze cilindriche - che ''quella di Gomorra, essendo il marchio col quale Sky è cresciuta è stata forse la sfida più difficile. Quando abbiamo iniziato a parlare con Riccardo, con il team, con gli autori di questo progetto, serviva l'idea giusta che poi è arrivata. Non è un'operazione di marketing, spin-off, prequel, fatta solo perché c'è un marchio che funziona. Abbiamo deciso di farla perché è un altro racconto''. ''L'idea, devo dire partita dagli sceneggiatori, che ci ha convinto totalmente - aggiunge Tozzi - presupponeva la ri-creazione di una Napoli che non c'è più. La Napoli prima di Napoli, quella degli Anni '70, prima del terremoto, un altro mondo''. Un grandissimo lavoro ''dal punto di vista dell'invenzione scenografica, anche dei costumi, dell'arredamento'' e qui se ne vedono di bellissimi, ritrovati, invecchiati e che caratterizzano fortemente i personaggi delle tre Napoli che entrano nel racconto: quella povera dei ragazzi, quella glam dei piccoli criminali, quella ingessata delle famiglie borghesi. Ma cosa ha spinto D'Amore ad accettare la sfida? ''Le reticenze iniziali hanno a che fare con il profondo rispetto che io nutro di quello che abbiamo fatto e della responsabilità altissima che io sentivo sulle spalle''. Però a convincerlo è stato: ''un quoziente di libertà che Gomorra - La Serie non si era mai concesso''. Ora ''nessuno di voi può minimamente immaginare cosa sarà Gomorra - Le Origini'' sottolinea D'Amore: ''è Napoli ma non è Napoli, sono gli anni 70 ma sono i nostri anni 70, sono i fatti che hanno reso la storia ma sono i nostri fatti, sono quei personaggi ma sono anche il tradimento di quei personaggi''. Quali gli elementi di continuità tra il Pietro di allora e quello che abbiamo visto in Gomorra? ''Quello che noi raccontiamo è un processo storico, reale, e cioè una profonda povertà in cui questi personaggi erano innestati''. Ispirati, aggiunge ancora il regista dai ''bellissimi documentari di quel grande giornalista che è stato Joe Marrazzo, o di Luigi Necco, che raccontano benissimo non solo la Napoli ma la Secondigliano degli Anni '70'', hanno cercato il più possibile di riprodurre quel mondo. Qui nascono piccoli commerci illegali con orde di ragazzini al servizio. ''E quindi in questo contesto cresce il nostro personaggio che nutre la possibilità reale e concreta di affrancarsi dalla povertà in cui vive'', spiega ancora D'Amore. ''E questo cambia drasticamente il progetto delle loro esistenze. Ciro Di Marzio avrebbe potuto desiderare di vivere tre giorni, ma di guadagnarsi quel potere e di goderselo. Pietro "vo campà cient'anni". Ciro Di Marzio non se ne fregava nulla, infatti è un personaggio quasi asessuato, delle donne, delle macchine, non ha mai parlato di vestiti. Questi ragazzi sognano 'a femmina, a pelliccia, guardano le scarpe, come "sta vistut' chill', come "tiene i capill"''. Tante differenze quindi sottolineate con la serie madre, avete scelto una strada diversa per evitare le critiche? ''Guarda, proprio non ce ne può fregar di meno. Questo è il nostro modo di raccontare. Tutte le scelte che sono state fatte, mi permetto di dirlo, dalla produzione alla scrittura, alla regia, sono state fatte semplicemente perché dettate dalla storia'', dice D'Amore. ''Quella di "Gomorra - La serie" richiedeva quei punti di vista, richiedeva quella crudeltà, richiedeva quei colori, quel mood, quella intransigenza di linguaggio. Questa è un'altra storia, noi non ci dobbiamo difendere da nulla''. Tutti esordienti o quasi gli interpreti. Il ragazzo che fa Pietro si chiama ''Luca Lubrano, ha 16 anni, famiglia dei macellai più famosi del centro storico di Napoli'', racconta Ravagli che per ''tutti gli attori comunque sono stati fatti provini, 6, 7 mesi di ricerca in tutte le scuole, tra le più grandi e le più piccole, di cinema e di teatro di Napoli e provincia''. Aggiunge D'Amore: ''Quanto al protagonista, a Luca, l'ho scelto perché Luca mi ricorda molto me. E questa cosa mi ha profondamente toccato''.
Q.Tarek--CdE